Cibo e bevanda di vita eterna
"Quelli
che, cadendo nelle insidie loro tese, hanno preso il veleno, ne estinguono il
potere mortifero con un altro farmaco. Allo stesso modo, come è entrato nelle
viscere dell`uomo il principio esiziale, deve entrarvi anche il principio
salutare, affinché si distribuisca in tutte le parti del suo corpo la virtù
salvifica. Avendo noi gustato il cibo dissolvitore della nostra natura, ci fu
necessario un altro cibo, che riunisce ciò che è dissolto, perché, entrato in
noi, questo medicamento di salvezza agisse da antidoto contro la forza
distruggitrice presente nel nostro corpo. E cos`è questo cibo? Null`altro che
quel Corpo che si rivelò piú possente della morte e fu l`inizio della nostra
vita. Come un po` di lievito, secondo quanto dice l`Apostolo (cf. 1Cor 5,5),
rende simile a sé tutto l`impasto, cosí quel Corpo, dotato da Dio
dell`immortalità, entrato nel nostro, lo trasforma e lo tramuta tutto in sé.
Come, infatti, il principio salutare mescolato al principio mortifero toglie il
potere esiziale al miscuglio, cosí il Corpo immortale una volta dentro colui che
lo ha ricevuto, lo tramuta tutto nella propria natura.
Ma non è possibile entrare in un altro corpo, se non
unendosi alle sue viscere, se non cioè, come alimento e bevanda: dunque è
necessario ricevere la forza vivificante dello Spirito nel modo possibile alla
natura. Ora, solo il Corpo, ricettacolo di Dio, ricevette la grazia
dell`immortalità, ed è dimostrato che non è possibile, per il nostro corpo
vivere nell`immortalità, se non partecipandovi per la comunione a quel Corpo. E`
necessario considerare come mai sia possibile che quel Corpo, continuamente
distribuito in tutto il mondo a tante migliaia di fedeli, rimanga sempre unico e
identico in tutto se stesso, affinché la fede, riguardando ciò che è conseguente
non abbia dubbi circa le nozioni proposte, è bene fermare un poco il nostro
ragionamento sulla fisiologia del corpo.
Chi non sa che il nostro corpo, per natura sua, ha una
vita che non è in sé sussistente, ma, per l`energia che in esso affluisce, si
mantiene e resta nell`essere attirando con moto incessante a sé ciò che è
estraneo ed espellendo ciò che è superfluo? Un otre pieno di un liquido, se il
contenuto esce dal fondo, non può mantenere inalterata la forma e il volume, se
dall`alto non entra altro liquido al posto di quello che se ne è andato: perciò
chi vede la massa a forma d`otre di questo recipiente, sa che non e propria
dell`oggetto che vede, ma che è il liquido che in lui affluisce a dare forma e
volume al recipiente. Cosí anche il nostro corpo, per sua struttura, non ha
nulla di proprio, a quanto ci consta, per la propria sussistenza, ma resta
nell`essere per una forza che introduce in sé. Questa forza è e si chiama cibo.
Essa poi non è identica per tutti i vari corpi che si nutrono, ma per ciascuno è
stato stabilito il cibo conveniente da colui che governa la natura. Alcuni
animali scavano radici e se ne nutrono, per altri nutrimento è l`erba e per
altri ancora, invece, la carne. Per l`uomo, l`alimento principale è il pane,
mentre la bevanda, necessaria per mantenere e conservare l`umidità, non è solo
la semplice acqua, ma spesso unita al vino, che è di giovamento al nostro calore
animale. Chi dunque guarda questi cibi, vede in potenza la massa del nostro
corpo. Quando infatti sono in me diventano rispettivamente carne e sangue,
perché il potere assimilante muta l`alimento nella forma del nostro corpo.
Esaminato cosí dettagliatamente tutto ciò, riportiamo il
pensiero al nostro argomento. Ci si chiedeva dunque come il corpo di Cristo, che
è in lui, possa vivificare la natura di tutti gli uomini che hanno fede, venendo
a tutti distribuito e non diminuendo in se stesso. Forse non siamo lontani da
una ragione plausibile. Infatti, se la realtà di ogni corpo deriva
dall`alimentazione, che consta di cibo e bevande, e il cibo è pane, la bevanda
acqua unita al vino; se poi, come abbiam detto sopra, il Logos di Dio, che è Dio
e Logos, si uní alla natura umana, e venendo nel nostro corpo, non innovò la
realtà di tale natura umana, ma diede al suo corpo la possibilità di permanere
in vita per mezzo di ciò che è consueto e adatto, dominandone cioè la
sussistenza, per mezzo del cibo e della bevanda; se quel cibo era pane; se come
in noi - l`abbiamo già detto ripetutamente - chi vede il pane vede in un certo
senso il corpo umano, perché il pane in esso entrato in esso si trasforma; cosí
anche nel nostro caso: il corpo ricettacolo di Dio, preso il pane in nutrimento,
era in un certo senso lo stesso che il pane, perché il nutrimento, come abbiamo
detto, si tramuta nella natura del corpo.
Ciò che è proprio di tutti i corpi umani si verifica
anche in quella carne: quel Corpo cioè veniva sostentato dal pane; ma quel
Corpo, per l`inabitazione del Logos di Dio, si era trasmutato in dignità divina:
giustamente credo, dunque, che anche ora il pane santificato dal Logos (Parola)
di Dio si tramuta nel Logos di Dio, anche quel Corpo, infatti, era in potenza
pane; fu santificato dall`abitazione del Logos che si attendò nella carne. Come
il pane, trasformato in quel Corpo, si mutò in potenza divina, cosí anche ora
diventa la stessa realtà. Allora la grazia del Logos rese santo il corpo la cui
sussistenza dipendeva dal pane e in un certo senso era anch`esso pane; allo
stesso modo ora il pane, come dice l`Apostolo (cf. 1Tm 4,5), santificato
dal Logos di Dio e dalla preghiera, diviene corpo del Logos, non lentamente,
come fanno cibo e bevanda, ma immediatamente come disse il Logos stesso:
Questo è il mio corpo (Mt 26,26).
Ogni corpo si ciba anche di liquido: senza il suo
apporto, infatti, l`elemento terrestre che è in noi, non resterebbe in vita.
Come sostentiamo la parte solida del nostro corpo con il cibo solido e duro,
cosí all`elemento liquido del nostro corpo aggiungiamo qualcosa della sua stessa
natura. Quando questo liquido è in noi, per la funzione assimilatrice, si
tramuta in sangue, soprattutto se dal vino ha ricevuto la forza di mutarsi in
calore. Dunque, anche questo elemento accolse nella sua struttura quella carne
ricettacolo di Dio, ed è chiaro che il Logos uní se stesso alla caduca natura
degli uomini affinché per la partecipazione alla divinità ciò che è umano fosse
anch`esso divinizzato; per questo motivo egli, per disegno della sua grazia, per
mezzo della carne la cui sussistenza proviene dal pane e dal vino, quasi seminò
se stesso in tutti i credenti, unendosi ai loro corpi, affinché per l`unione con
ciò che è immortale anche l`uomo diventasse partecipe dell`incorruttibilità.
Questo egli dona per la potenza della benedizione che tramuta in ciò la natura
degli elementi visibili."
(Gregorio di Nissa, Catech. M., 37)
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